Jean Bodin

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Jean Bodin
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materia: Storia delle dottrine politiche

Jean Bodin[modifica]

Jean Bodin (1529-1596) è stato il primo teorico sul concetto di Sovranità. Bodin è stato un filosofo e giurista francese. Avvocato del parlamento parigino e consigliere alla corte di re Enrico III, fu tra i massimi teorici e sostenitori del diritto divino dei re. Visse nella travagliata epoca della riforma protestante e delle successive guerre di religione.

L'Assolutismo di Bodin[modifica]

Jean Bodin è il primo teorico dell'Assolutismo, nei Sei libri della repubblica (1576) egli riconosce come caratteristica fondamentale dello stato la Sovranità, cioè la potenza predominante e senza limiti che deve essere:

  • Indivisibile
  • Assoluta
  • Perpetua

Il punto fondamentale era che il potere supremo avesse nelle sue mani la totalità dei poteri, la pienezza della sovranità. La divisione della sovranità era il pericolo da scongiurare, perché portava conflitti sanguinosi e potere dispotico. Per Bodin ogni divisione della sovranità equivaleva allo spezzare lo Stato e a fomentare la guerra civile.

Distinzione tra sovranità e governo: La sovranità doveva essere sempre assoluta, ma essa poteva poi delegare il potere a un governo composto da esponenti di tutti i ceti o dei soli ceti nobiliari, oppure non delegarlo affatto ed esercitarlo in forma regia.

Il sovrano non poteva nominare un successore, tutta questa materia era regolata "meccanicamente". Inoltre il Re non poteva intaccare il demanio.

Insomma esisteva un nocciolo duro di leggi insormontabili.

Si può intravedere la nascita della possibilità di limitare il potere per mezzo della legge. Far parte di uno Stato significa avere in comune un sovrano. Si perfeziona con Bodin anche l'idea della territorialità dello Stato.

L'epoca Storica di Bodin[modifica]

Come per la maggior parte dei filosofi, è bene studiarlo tenendo presente dell'epoca storica alla quale apparteneva.

In Francia (1562-1598), le guerre di religione sono una serie di otto conflitti che, opponendo cattolici e protestanti, devastarono il regno nella seconda metà del XVI secolo.

Cause: I problemi dell'economia francese; per sostenere le guerre nelle quali i monarchi s'impegnarono fin dalla fine del secolo precedente, lo Stato francese dovette ricorrere a prestiti, alla vendita delle cariche pubbliche e all'aumento delle imposte, dirette e soprattutto indirette. In conseguenza di ciò, dagli anni Venti si assiste a un aumento generalizzato dei prezzi che provoca in particolare l'ulteriore impoverimento delle classi popolari urbani – operai, artigiani, piccoli commercianti.

Le idee protestanti furono così valutate non solo nel loro aspetto religioso, ma anche come una Riforma che potesse investire l'insieme della società. Al calvinismo aderirono soprattutto i ceti urbani, operai, artigiani, la borghesia e quella parte della nobiltà che sperava nella secolarizzazione delle proprietà ecclesiastiche per poter trovare una soluzione al suo crescente impoverimento.

I primi problemi religiosi si manifestarono sotto il regno di Francesco I. Malgrado il suo spirito aperto, il re considerò la dottrina protestante nefasta alla sua autorità. Si oppose recisamente alla distruzione delle reliquie e, a partire dall'affaire des Placards, perseguitò apertamente i protestanti.

Durante il regno del figlio Enrico II (1547-1559), le tensioni religiose aumentarono pericolosamente. Ancora più intollerante del padre, Enrico II perseguitò duramente i protestanti, moltiplicando gli editti e creando le camere ardenti.

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